La Repubblica, nello spazio della domenica dedicato ai libri, la rubrica “Società, spettacoli, cultura e sport”, ha dedicato un suo spazio al libro di Fabio Famularo “Il richiamo silenzioso del vulcano” edito da Strombolibri.
Il noto giornalista Luigi Barrica, dopo aver letto il libro, sulle pagine de “la Repubblica” ha scritto la sua recensione:
“Nel romanzo Il richiamo silenzioso del vulcano, l’autore Fabio Famularo strombolano, opera una sorta di analisi introspettiva proiettando nel personaggio principale, Giuliano un bimbo di Stromboli, le paure, le incertezze e le inquietudini che soffocano gli isolani, costretti a vivere alle “pendici d’un inferno terreno”.
Il rischio comunque è ampiamente compensato da un mondo irreale, fatto di ritmi quotidiani e di favole, qualche volta anche anacronistiche.
L’autore nel raccontare “se stesso” prende in qualche modo le distanze dalla sua interiorità: sdoppia in pratica la sua personalità e questo gli dà la possibilità di guardare alla realtà circostante avvalendosi di un’ottica con ampia visuale.
E allora Giuliano sullo sfondo di una Stromboli incantatore, che fa paura e nel contempo ammalia con i suoi intermittenti boati, si lascia andare tra battute di pesca, s’inerpica per le fiancate del vulcano…s’innamora e forse sconfigge la timidezza credendosi un privilegiato in quanto nato sulla piccola isola.
Allo stesso punto teme l’oltremare. Sulla terra ferma, paradossalmente, si sente instabile.Lui abituato com’è a convivere con il tremore perenne del suo Stromboli”.
Il noto giornalista Luigi Barrica, dopo aver letto il libro, sulle pagine de “la Repubblica” ha scritto la sua recensione:
“Nel romanzo Il richiamo silenzioso del vulcano, l’autore Fabio Famularo strombolano, opera una sorta di analisi introspettiva proiettando nel personaggio principale, Giuliano un bimbo di Stromboli, le paure, le incertezze e le inquietudini che soffocano gli isolani, costretti a vivere alle “pendici d’un inferno terreno”.
Il rischio comunque è ampiamente compensato da un mondo irreale, fatto di ritmi quotidiani e di favole, qualche volta anche anacronistiche.
L’autore nel raccontare “se stesso” prende in qualche modo le distanze dalla sua interiorità: sdoppia in pratica la sua personalità e questo gli dà la possibilità di guardare alla realtà circostante avvalendosi di un’ottica con ampia visuale.
E allora Giuliano sullo sfondo di una Stromboli incantatore, che fa paura e nel contempo ammalia con i suoi intermittenti boati, si lascia andare tra battute di pesca, s’inerpica per le fiancate del vulcano…s’innamora e forse sconfigge la timidezza credendosi un privilegiato in quanto nato sulla piccola isola.
Allo stesso punto teme l’oltremare. Sulla terra ferma, paradossalmente, si sente instabile.Lui abituato com’è a convivere con il tremore perenne del suo Stromboli”.
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