sabato 23 febbraio 2013

...Stromboli (é) altro...

QUANNU ARRIVAI A STROMBULI In lontananza avvistai le prime luci di Stromboli, anche se in realtà erano quelle di Ginostra: un piccolo paesino sotto il vulcano di cui non conoscevo l’esistenza. Passai il resto della notte a fissarle fino a quando le prime luci dell’alba cominciarono a svelarmi i contorni della mia nuova realtà. I raggi ancora deboli del sole illuminarono a giorno l’isola. La doppiammo dal lato sud, quello esposto allo Scirocco e il leggero Maestrale, che ci aveva accompagnato per tutta la notte increspando la superficie del mare, improvvisamente sparì. Il mio sguardo fu subito rapito dalla cima della montagna, dove i crateri emettevano un fumo bianco e grigio, misto di vapore e cenere, che a ritmo quasi costante veniva lanciato in cielo con forza. Il comandante mi si avvicinò dapprima senza parlare, vedendomi estasiato o forse confuso, preferì che facessi mio quel momento senza che lui interferisse poi, cominciò a darmi dei ragguagli su tutto ciò che stavo vedendo, con dovizia di particolari. Passammo per Punta Lena: un piccolo villaggio di cinque o sei case di agricoltori, di cui mi colpirono la sabbia della spiaggia nerissima e la vegetazione di canneti che fitta lambiva il mare e l’ordine di centinaia di terrazzamenti che contenevano il terreno quasi fino alle pendici del vulcano. A perdita d’occhio capperi, ulivi, fichi e fichi d’india, dominavano la terra che baciata dal sole sembrava ardere formando quella nebbiolina di vapore che, durante i giorni di gran caldo, offusca le immagini. Alcune piccole barche si dirigevano in quella direzione mentre altre persone, visibili come dei puntini, sembravano seguirle lungo la riva o inerpicati sulle alte rocce di un irto sentiero che li conduceva al piccolo villaggio. Subito dopo ci apparve Forgia Vecchia: una lingua di sabbia tra due alti costoni che dalla cima della montagna arrivava fino al mare. “E’ qui che una volta il vulcano riversava la lava durante le sue eruzioni, ma questo non accade chissà da quante migliaia di anni. Adesso tutto avviene dal lato nord dell’isola” disse il comandante. Le casette bianche cominciarono a comparire sempre più numerose e con esse la gente dell’isola e le barche lungo le spiagge. Sotto il vulcano ogni cosa sembrava piccolissima e seguendo con lo sguardo il paese visibile da sud, una chiesa, con il suo alto campanile, mi colpì più di ogni altra cosa. Mi colpì inoltre, sulla linea dell’orizzonte, uno scoglio merlettato, maestoso, che affiorava dal mare come se qualcuno lo avesse adagiato lì per poter essere ammirato. Racconto tratto da: Fabio Famularo“…e poi Stromboli” Edizioni Strombolibri, 2008

Nessun commento: