La spiaggia era finita e una lunga distesa di rocce si spingeva verso nord, verso il punto in cui il comandante della nave mi aveva detto che esisteva una zona chiamata “Sciara del Fuoco” dove il vulcano riversava il suo materiale incandescente durante le sue esplosioni.
Decisi di non spingermi oltre e tornai sui miei passi fino a riprendere la via principale che da lì si spingeva verso il paese, percorsi una breve salita e m’imbattei in un cantiere.
Decine di uomini erano impegnati nel terminare gli ultimi ritocchi di una grande chiesa che i loro avi avevano iniziato a costruire alla fine dell’ottocento. Essa, ormai completata, necessitava però sempre di manutenzione affinché rimanesse in ottimo stato; ci lavoravano senza sosta pescatori, contadini e muratori tutti assieme, ognuno si cimentava in quello in cui era più capace.
Tra di loro, vicino ad un tavolo coperto di carte che avevano tutta l’aria di essere progetti, intravidi l’ufficiale postale e anche il mio capo cantiere, parlare con altri uomini.
Giunsero in quel momento anche molte donne, che in pochi attimi trasformarono il piccolo spazio davanti al cantiere in un luogo per il pranzo, accesero diversi fuochi e su ognuno posero una grossa pentola dove cucinarono pietanze diverse.
Quando tutto fu pronto, una signora suonò una campana e tutti abbandonarono il loro posto di lavoro per consumare il pasto prima di ricominciare.
Mentre li osservavo da lontano, l’ufficiale postale mi vide e mi chiamò facendomi un cenno con la mano invitandomi a raggiungerlo.
“Gaetano, fermati qui con noi! C’è un piatto di minestra e un bicchiere di buon vino anche per te!”
“Accetto molto volentieri” risposi. “Ma spiegami cosa sta accadendo in questo posto.”
Presa la minestra e il bicchiere di vino, ci sedemmo in un luogo un po’ più appartato lì vicino.
“I fedeli della contrada di Piscità tanti anni fa, per devozione, hanno voluto compier l’impresa di costruirsi una chiesa da soli e come puoi vedere ci sono riusciti edificandone una molto bella ,simile a quella di S.Vincenzo della contrada di Scari. Adesso, ultimata da qualche tempo la chiesa, stanno iniziando a costruire la canonica che ospiterà il parroco” iniziò a raccontare.
“Sono caparbi e orgogliosi, spinti da una grande fede, hanno deciso di erigere questo tempio dedicandolo a San Bartolomeo Apostolo, protettore,delle sette isole Eolie.
Da anni, ogni domenica, si riuniscono e dedicano il loro tempo libero a questa impresa che coinvolge tutti: donne, bambini, anziani; ognuno da’ il suo contributo come può e come puoi vedere i risultati sono ottimi.
Anche i pescatori vengono a lavorare quando il mare è forte e sono costretti all’inattività, così come i contadini, quando non è periodo di semina o di raccolti; ma vengono pure coloro che possono dare il loro aiuto quando è richiesto come pittori, falegnami o muratori.
E’ una chiesa bellissima, costruita un po’ per devozione un po’ per orgoglio, perché devi sapere che c’è una grande rivalità tra le due contrade e anche Piscità voleva avere il proprio tempio.
Il terreno è stato donato da una famiglia emigrata in America, si trova in linea d’aria proprio sotto i crateri del vulcano e quindi è stata costruita qui non per caso ma proprio per proteggere la contrada.
In tante occasioni le forti eruzioni del vulcano hanno danneggiato le abitazioni e bruciato le vigne e gli ulivi su per la montagna, spesso anche in maniera irreparabile, ma la gente si è sempre rimboccata le maniche e pazientemente, ha ricominciato da capo senza paura e con grande coraggio.
Questo tempio è un ringraziamento a Dio e una richiesta di protezione a San Bartolomeo affinché durante le eruzioni del vulcano, non ci siano gravi disastri.
Come vedi la zona è piena di resti di antiche colate laviche che per secoli si sono riversate lungo questo versante, devastando tutto ciò che incontravano lungo il loro cammino fino al mare; ma questo è un fenomeno di cui non si ha memoria, questa è lava che ha milioni di anni anche se, in verità, alcune vecchie signore raccontano che una volta il paese fu minacciato da una colata lavica che lambiva le case di Piscità e grazie all’intercessione di S.Bartolomeo, portato in processione sul luogo, la lava si fermò miracolosamente risparmiando le loro abitazioni.”
“Ma dove trovano tutta questa forza e coraggio gli abitanti di questo luogo?” Chiesi interessato dal racconto.
Decisi di non spingermi oltre e tornai sui miei passi fino a riprendere la via principale che da lì si spingeva verso il paese, percorsi una breve salita e m’imbattei in un cantiere.
Decine di uomini erano impegnati nel terminare gli ultimi ritocchi di una grande chiesa che i loro avi avevano iniziato a costruire alla fine dell’ottocento. Essa, ormai completata, necessitava però sempre di manutenzione affinché rimanesse in ottimo stato; ci lavoravano senza sosta pescatori, contadini e muratori tutti assieme, ognuno si cimentava in quello in cui era più capace.
Tra di loro, vicino ad un tavolo coperto di carte che avevano tutta l’aria di essere progetti, intravidi l’ufficiale postale e anche il mio capo cantiere, parlare con altri uomini.
Giunsero in quel momento anche molte donne, che in pochi attimi trasformarono il piccolo spazio davanti al cantiere in un luogo per il pranzo, accesero diversi fuochi e su ognuno posero una grossa pentola dove cucinarono pietanze diverse.
Quando tutto fu pronto, una signora suonò una campana e tutti abbandonarono il loro posto di lavoro per consumare il pasto prima di ricominciare.
Mentre li osservavo da lontano, l’ufficiale postale mi vide e mi chiamò facendomi un cenno con la mano invitandomi a raggiungerlo.
“Gaetano, fermati qui con noi! C’è un piatto di minestra e un bicchiere di buon vino anche per te!”
“Accetto molto volentieri” risposi. “Ma spiegami cosa sta accadendo in questo posto.”
Presa la minestra e il bicchiere di vino, ci sedemmo in un luogo un po’ più appartato lì vicino.
“I fedeli della contrada di Piscità tanti anni fa, per devozione, hanno voluto compier l’impresa di costruirsi una chiesa da soli e come puoi vedere ci sono riusciti edificandone una molto bella ,simile a quella di S.Vincenzo della contrada di Scari. Adesso, ultimata da qualche tempo la chiesa, stanno iniziando a costruire la canonica che ospiterà il parroco” iniziò a raccontare.
“Sono caparbi e orgogliosi, spinti da una grande fede, hanno deciso di erigere questo tempio dedicandolo a San Bartolomeo Apostolo, protettore,delle sette isole Eolie.
Da anni, ogni domenica, si riuniscono e dedicano il loro tempo libero a questa impresa che coinvolge tutti: donne, bambini, anziani; ognuno da’ il suo contributo come può e come puoi vedere i risultati sono ottimi.
Anche i pescatori vengono a lavorare quando il mare è forte e sono costretti all’inattività, così come i contadini, quando non è periodo di semina o di raccolti; ma vengono pure coloro che possono dare il loro aiuto quando è richiesto come pittori, falegnami o muratori.
E’ una chiesa bellissima, costruita un po’ per devozione un po’ per orgoglio, perché devi sapere che c’è una grande rivalità tra le due contrade e anche Piscità voleva avere il proprio tempio.
Il terreno è stato donato da una famiglia emigrata in America, si trova in linea d’aria proprio sotto i crateri del vulcano e quindi è stata costruita qui non per caso ma proprio per proteggere la contrada.
In tante occasioni le forti eruzioni del vulcano hanno danneggiato le abitazioni e bruciato le vigne e gli ulivi su per la montagna, spesso anche in maniera irreparabile, ma la gente si è sempre rimboccata le maniche e pazientemente, ha ricominciato da capo senza paura e con grande coraggio.
Questo tempio è un ringraziamento a Dio e una richiesta di protezione a San Bartolomeo affinché durante le eruzioni del vulcano, non ci siano gravi disastri.
Come vedi la zona è piena di resti di antiche colate laviche che per secoli si sono riversate lungo questo versante, devastando tutto ciò che incontravano lungo il loro cammino fino al mare; ma questo è un fenomeno di cui non si ha memoria, questa è lava che ha milioni di anni anche se, in verità, alcune vecchie signore raccontano che una volta il paese fu minacciato da una colata lavica che lambiva le case di Piscità e grazie all’intercessione di S.Bartolomeo, portato in processione sul luogo, la lava si fermò miracolosamente risparmiando le loro abitazioni.”
“Ma dove trovano tutta questa forza e coraggio gli abitanti di questo luogo?” Chiesi interessato dal racconto.
Tratto da "...e poi Stromboli" di Fabio Famularo, edizioni Strombolibri
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