giovedì 2 aprile 2009

In occasione del nuovo romanzo di Fabio Famularo il blog Stromboliracconta lancia una nuova iniziativa: Stromboli raccontata da...


Stromobli raccontata da...

Chiara Bertè (Lipari)


L’avevo sempre davanti agli occhi…
Per anni sono stata ad osservarla, era sempre lì davanti ai miei occhi. Eppure ne vedevo solo una parte poiché è coperta da un’altra isola. Quando non c’era foschia, riuscivo chiaramente a distinguere le poche case di Ginostra e pensavo che le uniche abitazioni dell’isola fossero proprio quelle, non vedevo altro, solo quei piccoli punti bianchi ai piedi di una grossa montagna; l’isola, ai miei occhi finiva lì: poche case ricoperte sempre da una grossa nube di fumo che spesso, durante il giorno, vedevo formarsi.
Le sere d’estate invece, seduta sul “bisuolo”, attendevo impaziente quel gioco di luci che “Iddu”, com’è chiamato da tutti noi isolani, con le sue eruzioni regala da sempre e che raramente potevo osservare d’inverno. Contavo i minuti che separavano una eruzione dall’altra, erano all’incirca quindici. Puntuale! Sin da piccola sognavo di raggiungere, un giorno, quel luogo vicino eppure lontano. Capitava anche di non vederla per un giorno intero, soprattutto quando c’era cattivo tempo…
Dopo tanti anni, quasi 20, finalmente mi avventurai alla volta di Stromboli. Durante il viaggio osservavo attentamente la mia isola, i posti in cui sono cresciuta e dal mare li vedevo benissimo! Vi erano le bianche montagne di pomice, poi la mia spiaggia e quel pontile storico, e infine la mia casa. Ero emozionata e felice!
Pian piano mi avvicinavo all’isola e iniziai così a scrutare da vicino quella “montagna” dalla sagoma inconfondibile!
La prima sosta fu proprio a Ginostra, vedevo le prime case ed erano quelle che per anni avevo visto, e poi quel porticciolo di cui avevo tanto sentito parlare… era proprio piccolo e poi, per raggiungere le case, si doveva attraversare un sentiero in salita piuttosto faticoso, cominciai così ad accorgermi che il fascino dell’isola era rappresentato proprio da quella “particolarità”, tra le tante che in seguito scoprii. Voltandomi alle spalle per guardare il mare, vidi che Panarea e il suo “scoglio gemello”, come lo chiamo io, erano lì ma “al contrario”, e stavolta non coprivano Stromboli, bensì la mia isola.
Il viaggio proseguì. Si andò avanti fino a raggiungere il porto principale, avvicinandoci sempre più riuscivo a vedere meglio quell’immenso cono vulcanico, la nube, ma non le case e per un attimo ho creduto ancora, come da bambina, che sull’isola non ci fosse altro. Improvvisamente riuscii a scorgere qualcosa di nuovo… una macchia bianca nel verde della montagna: erano le abitazioni di Stromboli, c’era anche una Chiesa e poi il porto. Arrivata a Stromboli, non sapevo dove guardare, ma il bianco di quelle case restò impresso nella mia mente.
Per raggiungere poi la casa di alcuni amici, attraversai solo “vicoli”, stradine strette, incontrando tanta gente che sorrideva, riscaldata appena da un sole di fine febbraio. Quelle strade erano ben tenute, i muri bianchi e la vegetazione non mancava. La mia curiosità mi spinse oltre, desideravo conoscere tutta l’isola e poter camminare per quelle strade strette, diverse da quelle che ero abituata a percorrere, mi emozionava. Ad un certo momento, durante la mia “escursione”, da un vicolo riuscivo a vedere il campanile di una Chiesa a me sconosciuta ed ero impaziente di raggiungerla, ma continuai, ignara, il mio percorso. Arrivai così al centro di una piazza, bellissima, dove c’era quella Chiesa che si ergeva imponente! Era perfetta nel colore e per qualche istante mi fermai ad ammirare il campanile. Ma guardando poco più in là, vidi quello “scoglio” di cui tutti ne parlavano: Strombolicchio. Il mare era talmente calmo che Strombolicchio sembrava poggiato sull’acqua.
In seguito, mi resi conto che lo si vedeva da ogni punto dell’isola. Ciò mi faceva sempre uno strano effetto. In quei momenti non sapevo bene cosa stessi pensando, ma mi accorsi che ero su un’isola “fantastica”. Mi domandavo come mai avessi aspettato così tanti anni per raggiungerla!
Continuavo il cammino, esploravo ogni angolo e avevo l’idea di essere in un luogo “incantato”.
Improvvisamente, mi ritrovai di fronte alla casa in cui Ingrid Bergman e Roberto Rossellini vissero durante le riprese del famoso film “Stromboli, terra di Dio”, dello stesso Rossellini. La riconobbi subito e, in quel momento, la sorpresa fu grande perché in quegli istanti di ammirazione nei confronti di un’isola mai vista prima, non pensavo a “quella casa” che avevo sempre visto nelle foto, sui giornali, e che comunque desideravo vedere. Così, potevo finalmente “toccare” anche quelle pareti “famose”!
La mia felicità era senza confini, ero attratta da ogni minimo dettaglio, era tutto diverso dalla mia isola, che è diventata ormai una “cittadina”.
Riuscii anche a vedere da vicino il formarsi della nube di fumo. Le case, invece, erano quasi tutte bianche, con porte e finestre azzurre. Ognuna aveva un nome, mi colpì “SIESTA 17”. Ma ciò che rendeva ancor più caratteristica l’isola, erano i mezzi di locomozione: le “famose” motoapi. Si vedono solo quelle in giro. Si trovano in ogni angolo dell’isola e sono di tutti i colori.
Solo più tardi, scoprii che a Stromboli c’era anche un’altra Chiesa, ma questa, a differenza di quella che vidi in piazza, era maltenuta, vecchia e soprattutto pericolante e, infatti, nessuno poteva entravi. Era di colore rosa, comunque imponente come l’altra e con un campanile al fianco in cui vi era un orologio e, in una nicchia, la statua di S.Bartolomeo. Era, infatti, la Chiesa del protettore del nostro arcipelago.
Proseguendo il mio cammino, mi ritrovai vicino al mare, cosa certamente non impossibile trattandosi di un’isola. Com’erano le spiagge? Certamente non come quelle che ero abituata a vedere. Qui erano “nere”, la sabbia bollente e le rocce assumevano forme mai viste. E quel contrasto tra il “bianco” delle case e il “nero” della spiaggia, rendeva unico quel paesaggio contornato dall’azzurro del cielo e del mare e dal verde della montagna e poco lontano… Strombolicchio, il quale lo si vedeva addirittura anche attraverso lo squarcio di una roccia. Ma forse, a rendere veramente unico quel posto era proprio “lui”, il vulcano. Ogni tanto si faceva sentire, sbuffava, ma non mi degnò subito delle sue eruzioni. Mi fece attendere un po’ prima di poter vedere, finalmente da vicino, quei meravigliosi giochi di luce che dal mio terrazzo dell’isola di fronte riuscivo a guardare ogni giorno!
Arrivò il momento di rientrare a Lipari. Al porto, mi coprì un velo di tristezza e insoddisfazione. Ma fui immediatamente distratta dalla gente che lavorava al porto, la maggior parte erano pescatori e mi colpirono: avevano i cappelli arruffati e le barbe incolte. Qualcuno mi sembrò molto buffo!
Nonostante le intense emozioni, questo primo e breve viaggio a Stromboli non mi soddisfò pienamente. Ci tornai una seconda volta, ma restai sull’isola qualche giorno.

Il tempo era decisamente più favorevole, era estate e le giornate a Stromboli veramente molto calde. I vicoli adesso erano colorati, i fiori erano sbocciati e le piante erano verdi e non più secche come in inverno. La piazza con la maestosa Chiesa, era affollata, piena di turisti e i bambini si divertivano a rincorrersi a piedi nudi, spensierati; in quel contesto di felicità e armonia, il campanile mi sembrò ancora più bello. Strombolicchio era, invece, circondato da tante barche e distinguevo chiaramente il “faro”, che indica, ormai da anni, la rotta ai naviganti.
Le motoapi erano cariche di turisti, i quali si divertivano a girare per l’isola su quei mezzi di trasporto piuttosto inconsueti. Si avvertiva chiaramente la serenità che l’isola stessa trasmetteva ai suoi turisti e anche ai suoi abitanti, durante la bella stagione.
Non lontano dalla piazza, al’imbrunire, seduta su un muretto vi era invece una giovane ragazza vestita di rosso che leggeva un libro, accompagnata da un gatto cicciottello e dall’aspetto piuttosto pigro, e aspettava che qualche turista si fermasse davanti al suo “mercatino”. Vi erano esposti quadretti dalla cornice azzurra, che rappresentavano Stromboli in tutte le sue sfaccettature, cartoline disegnate, poster, candele, libri per bambini e romanzi. Aveva creato tutto da sola. Sostai lì qualche minuto, ogni turista che passava si fermava e portava con sé un ricordo di Stromboli. Anche i bambini si fermavano a guardare e a sfogliare i libri di fiabe, attratti da disegni colorati e certamente “unici” nel genere, mettendo in disordine quei libri che la ragazza aveva sistemato con cura e attenzione.
Giunse la sera, per le strade non c’era illuminazione, si vedevano soltanto le luci delle case. Anche i vicoli erano un po’ bui, ma ci pensò la luna, in quelle sere di luglio, a regalarmi delle emozioni uniche. Ero anche io serena. Mi sembrava di essere nel mio mondo.
Una sera, decisi di raggiungere la spiaggia, c’era una festa: giovani, ragazzini, e tanti turisti, ma io mi allontanai dalla “mischia” perché preferivo godere del rumore del mare, che conoscevo benissimo, ma che a Stromboli mi sembrava ancor più melodioso e rilassante. E poi “lui”… i suoi borbotti… non mi facevano paura, ma mi voltavo spesso a guardarlo! Sarei rimasta su quella spiaggia tutta la notte, avrei voluto fermare il tempo…
La mia avventura a Stromboli non finiva lì, la sera successiva mi portarono su, verso il cratere e da lì il tramonto è bellissimo perché il sole si nasconde e sparisce nel mare e resta soltanto un bagliore, di un arancione intenso, all’orizzonte. Camminare al buio tra quei sentieri era divertente, ma stavo molto attenta! Non conoscevo quei posti e spesso avevo gli occhi fissi a terra per cercare di vedere qualcosa, ma mi perdevo soltanto un panorama decisamente indescrivibile: Strombolicchio, il villaggio, la luna rossa! Quando ci fermammo, il mio sguardo si posò per ore sul cratere, ero ansiosa di vedere, finalmente, l’eruzione. Aspettai per un bel po’, ma alla fine mi regalò uno spettacolo che durò solo pochi secondi e che riuscii appena a fissare nei miei ricordi. Fu l’unico “gioco di luci” che riuscii a vedere.
L’ultimo giorno che trascorsi sull’isola, il tempo non era bello nonostante fosse estate. Il mare era mosso e c’era un forte vento di scirocco. Faceva tanto caldo e “Iddu” si faceva sentire costantemente…e sentivo anche il terreno tremare sotto i miei piedi. Non avevo paura, ma stavo a guardarlo come a chiedergli quali fossero le sue intenzioni!
Mi avviai così al porto, un po’ stanca dei giorni intensi sull’isola ma felice, guardando nuovamente quelle strade e cercando di memorizzare ogni piccolo dettaglio… e i pescatori, le barche, i gabbiani, le motoapi, i bambini.. “Iddu”…

Adesso, continuo ad osservarlo dalla mia isola. E i giorni a Stromboli rimangono ormai dei ricordi, indelebili dentro me, ma ho deciso di tornare su quell’isola. La considero la più caratteristica dell’arcipelago, la più bella, magica.
Ed è, semplicemente Stromboli
Si ringrazia Chiara Bertè per la gentile collaborazione

13 commenti:

Anonimo ha detto...

brava chiara bravi voi spero di tornare a stromboli al più presto ho dei bellissimi ricordi.
Antonio da Brescia

Anonimo ha detto...

brava!! Quando mi porti a Stromboli?

Anonimo ha detto...

quanto vorrei essere lì con voi spero tanto di raggiungervi presto, stromboli è sempre stata la mia metà preferita e conosco molto bene anche tutti i libri di marcella. a presto
mario dall'Aquila

Anonimo ha detto...

Ringrazio tutti, ma soprattutto Fabio e Marcella!!! Un bacione...

Anonimo ha detto...

Complimenti, Chiara!!! Mi piace un sacco il tuo modo di scrivere! C'è un non so che di fiabesco in queste righe.. La scrittura semplice e lineare sembra far scorrere davanti ai miei occhi le immagini, gli scenari che accuratamente descrivi..ancora complimenti! a presto! un bacione, Elena ;-)

Anonimo ha detto...

Dalle parole scritte e nel modo in cui racconti le tue emozioni si capisce quanto tu sia sensibile e dolce.Molto bello ..........

Anonimo ha detto...

Complimenti,scrivi benissimo,hai descritto cosi' bene Stromboli che mi sembrava di essere li con te.
Ciao Emanuela

Anonimo ha detto...

complimenti Chiara un bell'articolo.....io nn sono stata mai a stromboli ma sarà una bella isola!!!!!!a questo punto ci devo andare devo visitare quest'isola...
un bacio Laura!

Fabio ha detto...

Leggendo il tuo articolo sembra di vedere un quadro che rappresenta un luogo un pò magico un pò irreale, in cui il tempo non ha ancora alterato il modo di vivere e in cui vi è ancora spazio per sognare.
Complimenti
Fabio

Anonimo ha detto...

Una descrizione dell'isola magica molto accurata, sembra che quell'isola quasi intoccabile
"...L’avevo sempre davanti agli occhi...Per anni sono stata ad osservarla..."
ti sussurrava di andarla a trovare; un po come capita spesso alle persone innamorate di stromboli... a me sovente mi capita di sognare di riapprodare a stromboli e non vedo l'ora di poterlo fare.

Complimenti per il tuo racconto e davvero meraviglioso!!!

By
Renato da Mondovì

P.S. un saluto a Fabio e Marcy ed alla piccola Margherita

Anonimo ha detto...

Ciao Renato... Grazie!!! Tu conosci bene Stromboli... vero? Grazie davvero... un saluto, Chiara.

Anonimo ha detto...

Ho passato 4 estati a stromboli...una piu bella dell'altra...ma la magia del posto e stata non solo dall'isola...ma anche dagli abitanti; sono stato accudito come un figlio... non saprei come ripagare tutta la bonta che ho ricevuto... quando sono li mi sento a casa... ma sono sicuro che per conoscere un isola di questo tipo ci voglia ben altro...

Spero un giorno di poter dire "Si La Conosco"...

cmq sono io che ti devo ringrazioare il tuo racconto mi ha emozionato tantissimo... mi sentivo dentro...GRAZIE!!!

By Renato

Anonimo ha detto...

Ciao Cuginetta...complimenti, proprio bello l'articolo che hai scritto!! ...hai proprio ragione, Stromboli ed Iddu sono speciali...le Nostre Isole in generale lo sono, ognuna di esse ha qualcosa di magico, particolare ed estremamente bello da raccontare e far vivere a chiunque abbia la possibilità di visitarle almeno una volta!!! ...bacini... Stefy